COSA FACCIAMO: IL RUOLO PSICO-PSICHIATRICO

IL COLLOQUIO PSICHIATRICO


Ha lo scopo di indicare un’eventuale terapia farmacologica.  Le Linee Guida ministeriali indicano una maggiore efficacia negli interventi  combinati psicoterapici e farmacologici, mentre vengono sconsigliati trattamenti esclusivamente farmacologici.
I farmaci sono spesso efficaci per trattare una patologia associata, una grave depressione, una psicosi delirante incentrata su vissuti corporei; oppure possono essere utilizzate in certi momenti localizzati in cui l’angoscia diventa insostenibile. In vece sono molto meno efficaci nell’aggredire la specificità del disturbo alimentare. In realtà numerosi studi hanno tentato di dimostrare l’efficacia degli antidepressivi e in particolare degli SSRI (farmaco di elezione il Prozac: la fluoxetina) nell’anoressia. Le risposte sono risultate molto dubbie. Infatti, a parte una certa riduzione dell’ansia, non si è vista una risposta vistosamente positiva rispetto al placebo o rispetto agli aspetti fondamentali (rischio di ricadute, tendenze suicidiarie).
Migliori sono stati gli studi  degli SSRI (antidepressivi serotoninergici che si sono imposti sul mercato da una decina di anni per la loro scarsa tossicità e minor numero di effetti collaterali[1]) sulla bulimia, anche se per periodi limitati.
Nelle forme gravi di anoressia c’è una certa indicazione per i neurolettici (Zyprexa e Risperidone, Alloperidolo, Amisulpride, Aripiprazolo)  che riducono le alterazione dello schema corporeo e a volte una certa polarizzazione ossessivo ansiosa del pensiero. Va però segnalato che non sempre questi farmaci sono ben accettati dalle pazienti, se non altro perché restituiscono l’appetito con una velocità che loro non riescono a controllare. A volte si crea una dolorosissima percezione di perdita totale del controllo. I farmaci più spesso utilizzati nel trattamento dell’obesità sono attualmente l’Orlistat e la Silbutramina. Il primo, perché favorisce la perdita di peso attraverso la riduzione dell’assorbimento di grassi dalla dieta; il secondo, perché favorisce l’aumento della sazietà e dunque limita l’introduzione di cibo. Tuttavia è importante sottolineare i limiti della terapia farmacologica
Allora questi informazioni possono esservi utili solo, se non vengono enfatizzate:
 
Questo è un momento molto delicato, perché sarebbe inutile se non dannoso da parte del genitore, dare un risalto eccessivo a questi atteggiamenti smisurati nei confronti del cibo(sia esortare ad un maggior controllo della dieta sia altresì mostrare costantemente la propria preoccupazione).

[1] Ciò non significa che siano esenti,gli effetti più problematici sul desiderio sessuale e alcuni sull’aumento ponderale(paroxetina). Ma l’allarme maggiore, soprattutto negli adolescenti, è per l’aumento del rischio di suicidio soprattutto nei primi periodi di assunzione , per cui in alcuni paesi è stato introdotto l’obbligo per gli adolescenti del consenso informato dei genitori. Per alcuni(es. Fluoxetina vengono riportate variazioni del carattere nella direzione dell’eccitabilità e dell’eretismo psichico, quando non si arriva al franco eccitamento. Queste caratteristiche sono un po’ in accordo con lo spirito frenetico dei tempi, la necessità di essere al massimo, il rifiuto del vuoto, del lutto e del fare i conti con la mancanza, queste le problematiche dei nostri tempi che gli psicofarmaci enfatizzano)

IL COLLOQUIO PSICO-CLINICO:

 
Il primo colloqui permette un’iniziale valutazione diagnostica indispensabile per le scelte terapeutiche successive.
Consente di chiarire la domanda di cura (molto spesso debole), di lavorare su quest’ultima affinché il soggetto, sofferente del disturbo alimentare, la faccia propria.
Ciò permette di elaborare un progetto terapeutico condiviso.
L’aspetto fondamentale è che il soggetto, anoressico o bulimico che si rivolge a noi non si senta  giudicato, ma accolto da qualcuno che non ha come obiettivo prioritario sopprimere il suo sintomo. In altre parole, metterlo a tacere senza averne prima colto il significato e la funzione. Viene riconosciuto che a volte per il soggetto, il sintomo ha un valore fondamentale e può configurarsi come una soluzione che l’anoressica o la bulimica ha saputo trovare al proprio disagio, qualcosa  di molto intimo e importante. 
 
In questa fase si affiancano spesso dei colloqui con i genitori, a volte isolatamente e a volte in presenza delle pazienti. Sono stati effettuati degli incontri con genitori di pazienti che rifiutavano ogni assistenza. Questo lavoro sulla domanda dei genitori ha scavato un posto per una richiesta di aiuto da parte delle figlie.   
La somministrazione di test psicodiagnostici chiarisce ulteriormente il quadro clinico ed è un utile presidio anche per monitorare l’andamento e gli esiti della terapia.

La  PSICOTERAPIA


La psicoterapia individuale  
Vi afferiscono soprattutto le pazienti anoressico e bulimiche che hanno già formulato una precisa domanda di cura e che sono motivate al percorso terapeutico. Il lavoro analitico insegna che il sintomo psichico non va semplicemente eliminato, come se fosse un persecutore esterno, ma va invece ascoltato in modo da stimolare nel soggetto un particolare allenamento a trovare il senso, il non senso ed il valore di ciò che lo fa soffrire. L’osservazione dei dettagli, lo ripetiamo fa emergere le differenze e le dissonanze in grado di rimettere in causa il soggetto facendone il protagonista del suo percorso di cura.
Un  percorso  che non ha come scopo un addestramento delle pazienti all’autocontrollo. Dal nostro punto di vista lavorare sul sintomo anoressico e bulimico in modo rieducativo (come fanno ad esempio le tecniche cognitivo-comportamentali), comporta il rischio di un enfatizzazione del sintomo, di una polarizzazione maggiore, dunque di una cronicizzazio
L’indagine psicoterapeutica si propone dunque come strumento elettivo per la conoscenza delle dinamiche alla base dell’anoressia e dei disturbi del comportamento alimentare in genere .
Gli effetti di un simile lavoro sono in grado di far emergere i vantaggi del sintomo, spesso sconosciuti e inconsapevoli, che agiscono mascherati dal dolore e dalla malattia.
Il passo fondamentale: La possibilità  di poter superare l’isolamento non solo interno ma anche esterno, la possibilità di trovare un interlocutore di cui potersi fidare, che possa accogliere senza giudicare è un passo fondamentale della cura. In questo senso il passaggio dal gruppo può essere una cassa di risonanza maggiore, un primo sociale che accoglie e condivide il dolore senza rigettarlo.
Questo è molto importante come vedremo nell’abuso sessuale.
Va però ricordato che ogni soggetto anoressico o bulimico percepisce delle parti di sé come sporche, inaccettabili: delle autentiche schifezze.
Il lavoro psicoterapeutico mira a ricontattare queste schifezze, queste parti pulsionali che ci fanno orrore, ma che spesso sono parte integrante del nostro intimo più intimo. Emerge allora quello splendore che ognuna aveva cercato di celare, per vergogna e colpa. E grazie alla terapia, si fa strada  il coraggio di sostenerlo.