L' ABUSO SESSUALE

UN TRAUMA SPESSO ALL' INTERNO DELLA FAMIGLIA


L’abuso sessuale è una delle esperienze traumatiche più frequenti nei DCA. Il più delle volte si tratta di esperienze infantili come abolite, cancellate dalla memoria che spesso riemergono prepotentemente attraverso il sintomo. Talora sono confessate per la prima volta nel corso dell’esperienza terapeutica, altre volte il soggetto ha sempre saputo ma ha serbato dentro di sé per anni e anni, qualcosa di inconfessabile, di impossibile a dire.

 La situazione più frequente è l’abuso intrafamiliare.Gli abusi sessuali manifesti sono prevalentemente consumati da figure di riferimento significative: si tratta più spesso del padre, lo zio, il nonno, ma anche madri e fratelli possono essere abusanti. Non di rado chi è autore di condotte abusanti ha a sua volta subito esperienze simili.    La particolare intimità che esiste con l’abusante è la causa più evidente della perdita della fiducia nei confronti del mondo:

 Esempio: M. fa parte di una famiglia senza segreti: ”Come parli ti portano via tutto”.

Il padre è ostile, la madre rifiutante;   A 14 anni va a lavorare dal padrino: incontra la famiglia dell’abusante.  Qui, nel negozio dello padrino per la prima volta è riempita di affetto e di attenzioni. Dopo il lavoro, il padrino porta lei e le altre lavoranti sul retro dove partecipa a giochi sessuali in posizione di preferita;  Difficile inchiodare questo bravo padre alle sue responsabilità.  Lei si rifugia nel sintomo, il suo aspetto deforme di anoressica la esibisce e nasconde insieme.Lei pensa di essere rifiutata per il suo aspetto.

Si vede qui la situazione tipica dell’abuso intrafamiliare:

1) Essere lasciata cadere dall’Altro familiare (in questo caso tutta la famiglia di Maria si disinteressa a lei), si vede come questa ragazza anoressica non ha nessun posto nella sua famiglia.
2) Impossibilità di dire in un contesto in cui si è espropriati dell’intimità in un clima di compiacenza silenziosa.L’Altro che dovrebbe fare da garante della legge è invece l’abusante (oppure il complice). Non c’è nessun terzo a cui rivolgersi. La legge si rivela completamente arbitraria, la dimensione di solitudine, di abbandono totale, di derelizione, è assoluta.
3) Ci si rifugia nella menzogna del sintomo: La menzogna collettiva di tutta la famiglia che non vede e non sente, non ha occhi per Maria, diviene una menzogna iscritta sul corpo del soggetto. Maria vuole scomparire come soggetto, risucchiato dal senso di abbandono, di vergogna e dalla colpa. Recupera visibilità attraverso l’orrore che suscita il suo corpo di anoressica.