IL VISSUTO DELLA COLPA 

LA COLPA NELL' ABUSO

Il soggetto abusato si sente un oggetto, addirittura uno scarto, e questa percezione altera profondamente i suoi rapporti con la sessualità.
L’incontro col partner risulta spesso problematico.

La difficoltà di dire aggrava il senso di colpa: ci si sente parte in causa.

Il ricorso al desiderio di perfezione dell’anoressica qui traduce un inadeguatezza ancora più radicale.   Il corpo diviene l’aspetto di sé vulnerabile e traditore che predispone al tradimento, un corpo che attraverso il controllo del peso e del cibo viene modificato, mortificato, diviene meno visibile e decisamente poco attraente. Così il controllo del proprio corpo equivale al controllo del contatto umano sessualizzato (Wonderlich).

Queste problematiche emergono con prepotenza anche nell’incontro col bambino abusato. Per un bambino subire un abuso da un adulto di cui si fida, significa perdere la sicurezza e la fiducia di base, insieme alla speranza di avere relazioni in cui sentirsi amato e protetto. Attraverso l’abuso, il bambino acquisisce la consapevolezza che gli altri possono essere psicologicamente e fisicamente pericolosi.
La negazione del cibo e dei bisogni alimentari è la metafora della negazione del bisogno di qualunque persona, e il cibo rifiutato corrisponde al rifiuto del mondo in cui la bambina è costretta a vivere.

L’’atto del mangiare è un modo per “afferrare” il mondo; la zona orale  non è solo fonte di piacere ma anche di relazione e di conoscenza della realtà. Con il non mangiare la giovane anoressica rinuncia ad prendere e a conoscere ulteriormente un mondo che è vissuto come traditore(Scwartz, 1996).

Nella clinica di soggetti sofferenti di disturbi alimentari emerge spesso con potenza questo tema, come uno dei fattori scatenanti più drammatici, di tutte queste patologie (Anoressia,Bulimia,BED). L’emergenza di questo tema negli incontri di gruppo è un momento importante e delicatissimo, ognuna delle partecipanti anche quando non ha subito violenza, ha avuto delle esperienze sessuali traumatiche, quindi il tema attiva una serie di vissuti nodali per tutte le partecipanti. 

La possibilità del gruppo di portare allo scoperto, di rendere socializzabile e condivisibile qualcosa di così personale e indicibile, è spesso la chiave di volta di un percorso terapeutico. In questi casi, accogliere senza fuggire, in modo empatico e supportivo, riuscire a produrre un cambiamento nel modo di gestire questi vissuti, è la scommessa più importante che tutto il gruppo è chiamato ad affrontare.